Mussolini e Nenni, amici e nemici by Luciano Foglietta & Alberto Mazzuca

autore:Luciano Foglietta & Alberto Mazzuca [Foglietta, Luciano & Mazzuca, Alberto]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Mussolini; Nenni; Minerva; amici; nemici; Alberto Mazzuca; Luciano Foglietta
editore: Minerva Edizioni
pubblicato: 2018-04-03T14:53:39+00:00

UNO DITTATORE, L’ALTRO ESULE

Nel gennaio 1925, anno I della dittatura per quanto ci vorranno almeno altri ventiquattro mesi per il trapasso effettivo dal vecchio Stato liberale al nuovo regime fascista, Gaetano Salvemini promuove a Firenze un settimanale clandestino antifascista con un gruppetto di intellettuali e giovani amici: Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Luigi Emery, Dino Vannucci. È il primo in Italia. Il titolo – Non Mollare – è un’idea di Nello Rosselli, il programma è nel titolo stesso: pubblicare articoli e notizie che non possono essere pubblicate nei giornali d’opposizione. Quindi è un giornale di battaglia con lo slogan “non ci è concessa libertà di parola: ce la prendiamo”. L’anima del giornale è Salvemini, un cinquantaduenne con uno spirito controcorrente che lo ha portato nel tempo a schierarsi contro i suoi compagni socialisti per i pateracchi col governo; a scrivere un libro come Il ministro della malavita quando ancora Giolitti era un politico molto potente; a promuovere violente campagne, lui che era interventista, contro Sonnino per la sua politica nazionalista e contro d’Annunzio al tempo dell’impresa su Fiume. Ernesto Rossi, che con lui ha un forte legame, ne dà questa efficace descrizione fisica: «Cranio grande, modellato con vigore, fronte ampia, resa più vasta dalle calvizie; occhi piccoli, in cui si leggeva la bontà e l’intelligenza; naso camuso; zigomi pronunciati; bocca ampia, che nel sorriso scopriva una gran chiostra di denti sopra la barba a punta; spalle larghe; figura tozza; passo pesante. Un uomo che veniva dai campi, non dai salotti letterari».

Salvemini ha un’energia incredibile. Dirige il giornale, scrive buona parte degli articoli, raccoglie la maggior parte dei soldi per la stampa (gli altri li mette di tasca propria Carlo Rosselli) mentre il compito di trovare le tipografie fidate spetta a Rossi e Traquandi. Ha carisma. Ne sa qualcosa Ernesto Rossi che non ha ancora nemmeno trent’anni: volontario, nazionalista, comincia a scrivere su Il Popolo d’Italia quando conosce Salvemini. E ne è affascinato. Affermerà: «Se non avessi incontrato sulla mia strada al momento giusto Salvemini, che mi ripulì il cervello da tutti i sottoprodotti della passione suscitata dalla bestialità dei socialisti e dalla menzogna della propaganda governativa, sarei facilmente sdrucciolato anch’io nei fasci da combattimento». Salvemini si rende conto della partita difficile che lui e i suoi amici, molti dei quali ex allievi, stanno giocando con il Non Mollare, rischiano quanto meno il carcere con quella azione illegale, forse non solo il carcere. Ma li sprona, li incita, dice: «Fa’ quel che devi, avvenga che può» in modo da conservare il rispetto per se stessi. Salvemini riconoscerà di aver avuto «uno scossone» dall’assassinio di Matteotti, che «era mio dovere non rendermi complice con la mia inerzia di un regime infame», che «anche ad essere solo, dovevo dire un no risoluto e pubblico a quel regime». Non ha più fiducia nei partiti prefascisti e nei loro dirigenti, sostiene che sono stati sconfitti dal fascismo, che hanno fallito anche nella vicenda Matteotti aspettandosi «la salvezza dal re, dal

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